0

Da anni ormai si sta lavorando sulla gestione della disabilità in Italia, per includere maggiormente una categoria sociale da sempre esclusa e discriminata. Il governo sta lavorando sodo, ma il cammino è ancora lungo. Vediamo dunque alcuni dati riguardanti disabilità e lavoro, includendo anche il settore dell’istruzione, ovvero il primo passo per la partecipazione lavorativa. Stiamo veramente raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati?

L’istruzione

Le ultime politiche di inclusione hanno favorito un progressivo aumento della partecipazione scolastica: nel 2020 gli alunni con disabilità che hanno frequentato le scuole italiane erano quasi 300 mila, circa 15 mila studenti in più rispetto all’anno precedente. Molti di essi affiancati da insegnanti di sostegno, quasi 200 mila.

Siamo ben lontani però dal raggiungimento di un’effettiva parità. Sembra infatti che la percentuale di persone con disabilità senza titolo di studio sia circa otto volte maggiore rispetto al resto della popolazione, per cui le quote si aggirano intorno al 2%. Per non parlare di titoli più elevati come quelli accademici. Sembra però che tali differenze si stiano riducendo tra le generazioni più giovani: il processo di inclusione è iniziato a fine ‘900 e oggi, rispetto a quel periodo, si può dire che abbiamo fatto passi da gigante.

Ma ci sono anche altri dati negativi. Gli interventi per l’integrazione non sono sufficienti se mancano ancora strumenti tecnologici per dotare gli alunni di postazioni informatiche che li possano aiutare. Inoltre continuano ad essere troppe le barriere architettoniche: solo una scuola su tre è accessibile a persone con disabilità motoria. Si notano ancora forti differenze territoriali tra nord e sud.

Nel 2020 circa 300mila ragazzi con disabilità hanno avuto accesso all’istruzione

Disabilità e lavoro

La disabilità in Italia costituisce ancora un ingente ostacolo per accedere alle vita lavorativa. È chiaro che la carenza nel sistema scolastico si rifletta anche sulla realtà lavorativa. Malgrado gli sforzi legislativi (nel 1999 sul collocamento mirato, nel 1991 sul ruolo delle cooperative sociali per l’inserimento lavorativo di persone disabili), lo svantaggio nell’accesso al lavoro rimane importante.

Sembra che per la popolazione con disabilità superiore ai 15 anni sia occupato solo il 30% circa, con una differenza di genere che rappresenta uno svantaggio per le donne. È bene sottolineare anche che molte delle persone con disabilità occupate in Italia sono state assunte nella pubblica amministrazione.

Disabilità e lavoro
La situazione lavorativa sta migliorando dagli anni ’90 a oggi

La pandemia

Chiaramente la pandemia di Covid-19 ha penalizzato di molto gli interventi di inclusione avviati in precedenza. A livello di istruzione le opportunità di partecipazione scolastica sono state limitate: essendo necessaria la didattica a distanza un’alta percentuale di alunni con disabilità non ha potuto prendere parte alle lezioni.

Anche a livello lavorativo la situazione si è fatta più drammatica: la disabilità ha un forte impatto sulle relazioni interpersonali e sulla partecipazione alla vita sociale, aggravate entrambe dalla distanza obbligata imposta dalla pandemia. E ciò ha influito sul mercato del lavoro, sempre meno disposto ad assumere persone con disabilità. Ma il quadro non è totalmente sconfortante. Può esserci una ripresa, nei prossimi anni, che significherà anche una maggiore inclusione di categorie finora escluse.

Lascia un commento